Ora questa Raccomandazione europea, prontamente recepita dal, governo tricolore, auspica l’azzeramento di ogni distinzione d’età – in Italia come negli altri Paesi – col grave rischio di considerare domani lecite condotte oggi costituenti reato in un progressivo scivolamento culturale e giuridico verso il basso.
Se il criterio per considerare lecito e normale – e pertanto generatore di diritti – qualsiasi tipo di unione sessuale ed affettiva è la libertà ed il libero consenso delle parti, dopo aver sdoganato penalmente e quindi culturalmente i rapporti tra maggiorenni e minori anche di anni 14, si passerà a sdoganare l’incesto (che già oggi è reato solo in caso di pubblico scandalo) e la poligamia, in modo tale da richiedere per entrambi il riconoscimento giuridico con relativi diritti.
Paradossalmente siamo all’inversione per legge di ogni diritto naturale. Siamo arrivati al punto che gli eterosessuali, coloro che giudicano innata e regolare la sessualità praticata tra individui di genere diverso, sono diventati soggetti malati o da rieducare. “Gli omofobi sono cittadini meno uguali degli altri”. Lo ha detto Piero Grasso, presidente del Senato, partecipando ad una iniziativa in Senato in occasione della giornata internazionale contro l’omofobia e la transfobia. “Una corretta educazione su questi temi – ha sostenuto l’ex magistrato – la dobbiamo fare soprattutto per chi soffre di questa “malattia”, per chi vive male, sopraffatto da un’irrazionale paura, dal terrore di uscire di casa, dall’ansia di avere tra i suoi compagni di scuola, di lavoro, tra i suoi amici, i suoi familiari, una persona omosessuale. Diciamocelo, sono cittadini meno uguali degli altri, sono chiusi nel loro guscio, si frequentano solo tra loro, non allargano i loro orizzonti né il loro cerchio di amicizie. Temono i viaggi all’estero, le feste, gli studentati all’università, gli spogliatoi delle palestre. E’ un problema sociale che dobbiamo affrontare davvero, da subito, a partire dai più giovani. Dobbiamo farlo insieme, le istituzioni con le associazioni”.
Affermazioni farneticanti? Sono forse l’inquietante segnale di quanto sia degenerata la situazione e di quanto sia diffusa ormai l’irragionevolezza su tale questione a tutti i livelli, istituzionali, politici e massmediatici. Non a caso si fa riferimento a “incitamenti all’odio e alla discriminazione che permangono nelle dichiarazioni provenienti dalle autorità pubbliche e da alcuni rappresentanti delle istituzioni politiche ed ecclesiastiche veicolate costantemente dai media italiani” che violerebbero spesso e volentieri questo punto, solo in quanto costoro rimangono fermi nella preferenza verso una sessualità non deviata e non uniformante a quella gay. E si preannunciano restrizioni alla libertà di esprimere opinioni non conformi, ovvero persino alla libertà di “avere opinioni” proprie.
La scuola sarà il principale teatro di operazioni per la creazione del nuovo cittadino con una nuova coscienza antidiscriminatoria mediante il cambiamento dei programmi scolastici e l’indottrinamento forzato per promuovere lo stile di vita LGBT. I cardini di questa iniziativa sono, ad esempio, l’ampliamento delle conoscenze e delle competenze di tutti gli attori della comunità scolastica sulle tematiche LGBT; il favorire l’empowerment delle persone LGBT nelle scuole, sia tra gli insegnanti che tra gli alunni; il contribuire alla conoscenza delle nuove realtà familiari, per superare il pregiudizio legato all’orientamento affettivo dei genitori e per evitare discriminazioni nei confronti dei figli di genitori omosessuali; la realizzazione di percorsi innovativi di formazione e di aggiornamento per dirigenti, docenti e alunni sulle materie antidiscriminatorie, con un particolare focus sul tema LGBT e sui temi del bullismo omofobico e transfobico; l’integrazione delle materie antidiscriminatorie nei curricula scolastici; il riconoscimento presso il Ministero dell’Istruzione delle associazioni LGBT; corsi di approfondimento che daranno crediti formativi. Inutile dire che è previsto che siano direttamente le associazioni LGBT a gestire i corsi di istruzione sul tema. Le scuole divengono in tal modo campi di rieducazione in chiave omosessuale e di sdoganamento della pedofilia, le palestre dell’umanità del terzo millennio decadente e promiscua. Per quanto riguarda il mondo del lavoro il discorso è analogo, con l’aggiunta di corsie preferenziali per l’assunzione e la formazione di personale LGBT (dopo le quote rosa anche quelle arcobaleno) e di formazione per tutti i lavoratori sul tema per cancellare ogni residua resistenza. Corsi di formazione e iniziative varie che saranno finanziate con i fondi strutturali europei, vale a dire con i soldi, in massima parte, della Commissione Europea, ossia le nostre tasse. Questo indottrinamento è previsto poi per categorie specifiche che svolgono nel sociale particolari attività, dai giornalisti, ai tutori dell’ordine pubblico, al personale carcerario.
Inoltre, è prevista un’inquietante “cabina di regia”: il “Sistema integrato di governance”, composto da UNAR, organizzazioni di gay e lesbiche, diversi ministeri, Ordine dei Giornalisti, sindacati. In tal modo il 20 novembre 2012 è stato costituito il Gruppo Nazionale di Lavoro LGBT.
La Raccomandazione del Consiglio d’Europa che è alla base della Strategia Nazionale è infatti un protocollo cui si aderisce su base volontaria; non c’è alcun obbligo politico di recepirlo. E quindi è possibile per un nuovo governo ritirarsi dal progetto in qualsiasi momento. Il ministro delle Pari Opportunità, tuttavia, Josefa Idem, nel suo breve mandato, aveva già sposato la visione più radicale degli omosessuali, dichiarando di voler procedere nella direzione del matrimonio gay e di volerlo fare anche rapidamente. Nessuna meraviglia perciò se prossimamente tra i problemi reali che affliggono il Paese, tra la disperazione dei cittadini e degli imprenditori che arrivano al suicidio, tra i drammi delle famiglie e dei lavoratori travolti dalla crisi, tra le difficoltà dell’economia e le incertezze sul futuro degli italiani, la sinistra cercherà di inserire con manovre ricattatorie e ipocrite le problematiche (dell’immigrazione e quelle) dei gay. Saremo aggrediti dalla propaganda anti-omofoba, contro gli argini tradizionali della eterosessualità additata come colpa e malattia e martellati dalle richieste per i presunti diritti degli omosessuali a sposarsi, a ottenere riconoscimenti genitoriali per adozioni o “uteri in affitto” e a porsi in concorrenza sul terreno delle tutele e delle agevolazioni con le famiglie tradizionali, senza “discriminazioni” sessiste collegate ai concetti di normalità e naturalità.
L’obiettivo ultimo è intuibile: permettere che gay e lesbiche possano sposarsi tra loro, costituire delle famiglie, adottare dei bambini e un domani (molto prossimo) poter avere dei figli propri accedendo all’inseminazione artificiale in “combinato disposto” con l’utero in affitto.
Ma cosa vuol dire discriminare? Vuol dire distinguere, differenziare, scegliere. Allora la discriminazione non è un male in sé, ma lo diventa quando essa è priva di valide ragioni e di senso. Se ad esempio impediamo ad un non vedente di pilotare un aereo noi lo stiamo discriminando ma, facendolo per una più che sacrosanta ragione, quella discriminazione sarà giusta. Altrettanto non si potrebbe dire se impedissimo allo stesso soggetto di salire a bordo del velivolo come passeggero. In questo caso la discriminazione sarebbe irragionevole e quindi ingiustificata. Come comportarci, quindi, con il non vedente?
Concedendogli tutto, forzando e piegando la verità delle cose per permettergli, a discapito degli altri, anche ciò che non può fare per una presa di posizione ideologica (ovvero costruita, artificiale, creata dall’uomo) o assecondando e sottomettendoci tutti alla realtà dei fatti e della natura? Perché allora non permettere che una coppia omosessuale possa sposarsi, adottare o avere dei propri figli? Perché discriminarli? Perché la “scelta”, la “distinzione”, la “discriminazione” è stata operata dalla natura? Essa ha scelto che un bambino possa nascere unicamente dall’unione di un uomo e una donna e che quell’ambiente familiare sia l’unico adeguato ad uno sviluppo ed una crescita psichica sana, positiva.