Feb 19

Con rendimento di grazie

I Tessalonicesi 5:18 In ogni cosa rendete grazie, perciocchè tale [è] la volontà di Dio in Cristo Gesù inverso voi.

Rendere significa ridare ciò che si è ricevuto, per fare questo è necessario rendersi conto di cosa ci è stato dato. Bisogna rendere ciò che non è proprio e che ci è stato donato.

riconoscenza s. f. Sentimento di chi è riconoscente del bene ricevuto; SIN. Gratitudine.

gratitudine s. f. Sentimento di affetto e di riconoscenza per un bene ricevuto; SIN. Riconoscenza; CONTR. Ingratitudine.

Chi riconosce il bene ricevuto, nutre un sentimento di gratitudine verso colui che gli ha fatto del bene. Chi invece è ingrato verso il benefattore, si comporta come se quel bene gli era dovuto, come se il benefattore era obbligato a farlo, pertanto non nutre nessun sentimento di riconoscenza del bene che non reputa sia stato fatto per grazia.
Pertanto non ritiene opportuno ringraziare il benefattore, ma credendo di averne diritto pretende di dovere beneficiare di ciò che invece gli è dato per grazia e non per diritto.

Grazia= Ciò che è concesso, per preghiera, per puro dono di Dio: concedere, accordare, una -g; implorare una grazia | Grazia di Dio, (pop.) cibo, nutrimento | Fare grazia a qlcu. di qlco., dispensarlo da un obbligo | Troppa -g, di cosa concessa con troppa abbondanza | (dir.) Provvedimento mediante il quale il Capo dello Stato condona o commuta una pena; CONFR. Amnistia, indulto. 8 Gratitudine, riconoscenza | Rendere -g, rendere grazie e sim., ringraziare. 9 spec. al pl. Sottili tratti terminali delle lettere, nei caratteri tipografici di certi stili. ETIMOLOGIA: dal lat. gratia ‘riconoscenza, favore’, da gratus ‘grato’.

Rendimento di grazia significa riconoscere di aver ricevuto grazia da Dio, e pertanto si rende grazia con la gratitudine, ringraziando del continuo Colui che ci ha fatto grazia.
Come si può ringraziare qualcuno per un favore ricevuto?
L’essere umano che ha ricevuto un favore da un potente della terra, cerca di rimanere nelle sue grazie e si mostra servile e riconoscente e cerca di mantenere il suo ricordo mandando dei doni ad ogni ricorrenza, questo per poter chiedere anche qualche altro favore per se o per altri.
Il credente che è consapevole di essere stato immeritevolmente perdonato dai propri peccati, e di aver ricevuto in dono la vita eterna in Cristo Gesù, non dovrebbe mai smettere di rendere grazie a Dio donando volontariamente la vita a Colui che l’ha riscattata dalla morte.
Egli ci ha dato vita eterna, noi dovremo rendergli grazia di questa grazia ricevuta con la nostra vita spesa a dargli onore, lode e gloria.
Ovviamente, non basta ringraziare il Signore con le labbra, bisogna ringraziarlo anche a fatti.

Luca 6:46 Perché mi chiamate Signore, Signore, e non fate quel che dico?

Signore è Colui che si dice di riconoscergli una piena signoria, diventa una sorta beffa chiamare qualcuno: Signore, Signore, e non ubbidire alla Sua Parola con i fatti.
Chi non ubbidisce alla Sua Parola, nega ciò che ha detto con la bocca, chi lo chiama Signore e gli nega la signoria sulla sua vita, non fa altro che nominare il Suo Nome invano.
Non è possibile rendere grazia a Dio, se non si ubbidisce alla Sua Parola, è come se un servo dichiarasse di amare ed onorare il suo padrone e di ringraziarlo dei suoi favori e non ubbidire a tutti i suoi ordini. Certamente questo non sarebbe un rendimento di grazie, il padrone non si sentirebbe onorato da un servitore che trasgredisce i suoi ordini pur conoscendoli.
La disubbidienza non è altro che la dimostrazione di poca stima nei confronti del padrone, il quale è disonorato dinanzi agli altri da colui che lo chiama: Signore, Signore, e non gli ubbidisce.
Il servitore che si comporta in questo modo, non è certo un servo fedele e riconoscente a Colui che chiama Signore e Salvatore dell’anima sua.

Matteo 7:21 Non chiunque mi dice: Signore, Signore, entrerà nel regno dei cieli, ma chi fa la volontà del Padre mio che è ne’ cieli.

Bisogna fare la volontà del Padre celeste per entrare nel regno dei cieli, il Padre celeste non si accontenta che qualcuno chiami Gesù il Suo Figliuolo: Signore, Signore, e faccia poi tutto quello che gli pare e piace, non tenendo di alcun conto la Parola di Dio, cioè Cristo Gesù.
In ogni cosa il credente deve rendere grazia a Dio, ogni cosa deve essere fatta nel Nome di Gesù.

Colossesi 3:17 E qualunque cosa facciate, in parola o in opera, fate ogni cosa nel nome del Signor Gesù, rendendo grazie a Dio Padre per mezzo di lui.

Qualunque cosa facciamo, in parola o in opera, la dobbiamo fare con l’approvazione ed il mandato del Signore Gesù, solo questo rende grazie a Dio Padre che è onorato dall’ubbidienza di coloro che portano il Nome glorioso del Suo Figliuolo nel quale si è compiaciuto.
Dovremo onestamente chiederci: quante cose facciamo nel Nome di Gesù, e quante cose facciamo nel nostro nome disubbidendo con prepotenza alla volontà di Colui che chiamiamo Signore?
La Parola ci dice di fare ogni cosa, in parola o opera; il nostro parlare ed il nostro operare dovrebbe essere conforme alla divina volontà del Signore.
Se dalla nostra bocca escono maldicenze, male parole, parole offensive, sono parole dette nel nome del Signore? Se le nostre opere sono opere della carne, sono opere fatte nel nome del Signore?
Possiamo definirci servi e serventi del Signore se giustifichiamo il nostro stolto parlare ed operare?
Rendiamo grazie a Dio, parlando ed operando come pare e piace a noi e non a Dio?
Naturalmente questo “cristianesimo” fai da te non rende grazie a Dio e non onora la Sua Parola, pertanto se siamo Suoi figli ci troviamo sotto la Sua verga Paterna.

Ebrei 12:4-14 Voi non avete ancora resistito fino al sangue, lottando contro il peccato; e avete dimenticata l’esortazione a voi rivolta come a figliuoli: Figliuol mio, non far poca stima della disciplina del Signore, e non ti perder d’animo quando sei da lui ripreso; perché il Signore corregge colui ch’Egli ama, e flagella ogni figliuolo ch’Egli gradisce.
È a scopo di disciplina che avete a sopportar queste cose. Iddio vi tratta come figliuoli; poiché qual è il figliuolo che il padre non corregga?
Che se siete senza quella disciplina della quale tutti hanno avuto la loro parte, siete dunque bastardi, e non figliuoli.
Inoltre, abbiamo avuto per correttori i padri della nostra carne, eppur li abbiamo riveriti; non ci sottoporremo noi molto più al Padre degli spiriti per aver vita?
Quelli, infatti, per pochi giorni, come parea loro, ci correggevano; ma Egli lo fa per l’utile nostro, affinché siamo partecipi della sua santità.
Or ogni disciplina sembra, è vero, per il presente non esser causa d’allegrezza, ma di tristizia; però rende poi un pacifico frutto di giustizia a quelli che sono stati per essa esercitati.
Perciò, rinfrancate le mani cadenti e le ginocchia vacillanti; e fate de’ sentieri diritti per i vostri passi, affinché quel che è zoppo non esca fuor di strada, ma sia piuttosto guarito.
Procacciate pace con tutti e la santificazione senza la quale nessuno vedrà il Signore.

Se ci reputiamo figli di Dio, non sfidiamo Nostro Padre, ma ubbidiamogli per scampare il flagello della Sua disciplina che Egli pratica su ogni figliuolo ch’Egli Gradisce.
Rendiamo grazia a Dio che ci fa partecipi della Sua Santità.
Pace del Signore
F.llo Eliseo

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