Feb 16

I cuori dei semplici

Romani 16:16-20 Salutatevi gli uni gli altri con un santo bacio; le chiese di Cristo vi salutano.

Or io vi esorto, fratelli, che prendiate guardia a coloro che commettono le dissensioni, e gli scandali, contro alla dottrina, la quale avete imparata; e che vi ritiriate da essi.

Perciocchè tali non servono al nostro Signor Gesù Cristo, ma al proprio ventre; e con dolce e lusinghevole parlare, seducono i cuori de’ semplici.

Poichè la vostra ubbidienza è divulgata fra tutti; laonde io mi rallegro per cagion vostra; or io desidero che siate savi al bene; e semplici al male.

Or l’Iddio della pace triterà tosto Satana sotto a’ vostri piedi. La grazia del Signor nostro Gesù Cristo [sia] con voi. Amen.

Matteo 10:16 Ecco, io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe.

semplicità s. f. 1 Caratteristica di ciò che è semplice. 2 Naturalezza, disinvoltura, sobrietà: semplicità di modi, di stile. 3 Inesperienza, ingenuità.

prudenza s. f. 1 Atteggiamento di chi sa evitare inutili rischi agendo con cautela e assennatezza; Ponderazione, equilibrio, misura nel parlare o nell’agire. SIN. Previdenza.

La semplicità può essere un pregio se è naturalezza, disinvoltura, sobrietà e franchezza; ma può essere un difetto se è anche inesperienza, e ingenuità.

ingenuo A agg. 1 Innocente, candido, o privo di malizia | Semplicione; CONTR. Furbo, scaltro. 2 Che rivela grande semplicità e schiettezza: domanda ingenua. B s. m. (f. -a ) Chi è pronto a credere e accettare tutto; SIN. Credulone.

Il Signore non vuole che i Suoi siano dei creduloni, ma dei credenti in Cristo Gesù e nella Sua Parola, ci vuole semplici, innocenti, canditi e privi di malizia; questi pregi debbono essere associati ai pregi della prudenza, cioè ad un autocontrollo ed un controllo della situazione in cui si può trovare il credente che non è credulone e manca di ponderazione, di equilibrio, e non misura li suo parlare ed il suo agire, e che non sa evitare inutili rischi, agendo senza cautela ed avvedutezza.

Il credente è una pecora che si trova in mezzo ai lupi, pertanto corre molti rischi avendo intorno ad essa dei nemici naturali che vorrebbero sbranarla.

La pecora è un animale molto semplice, non è aggressivo, ne carnivoro come lo sono i lupi che stanno in branco e che conoscono le tattiche della caccia; una pecora in mezzo ai lupi è destinata ad essere aggredita e sbranata.

Essendo una pecora dell’ovile del Signore, essa non è destinata a questa fine, pertanto il Buon Pastore spiega alle Sue pecore la tattica per sfuggire ai lupi rapaci, per non essere da loro aggredite a causa della mancanza di prudenza e di avvedutezza.

Le pecore del Signore non debbono provocare i lupi, non debbono muoverli ad ira e rischiare di essere azzannate, e poi piangere su tante ferite che possono essere evitate con la prudenza.

La pecora del Signore deve avere la prudenza dei serpenti, pertanto debbono conoscere le loro tattiche per non essere da loro ferite ed avvelenate.

Alcuni serpenti sanno rimanere immobili, ed aspettano la preda rizzandosi sul loro corpo, più è lungo il corpo e più è il loro raggio d’azione, è la preda che si avvicina a loro e fin quando non entra nel raggio d’azione il serpente l’aspetta immobile, se entra in quel raggio il serpente con uno slancio fulmineo l’aggredisce e la divora; il serpente è prudente non spreca i suoi attacchi cercando di colpire delle prede che non rientrano nel suo raggio d’azione.

Se la preda avesse la prudenza del serpente, certamente non sarebbe preda ma prudente.

La prudenza ci deve portare ad agire con cautela ed assennatezza, al fine di evitare inutili rischi e pericoli, prevenendoli e prevedendoli, e solo così evitandoli.

La spontaneità non controllata dalla prudenza, ci fa essere disavveduti e sprovveduti, e spesso ci fa correre dei pericoli ai quali ci siamo noi stessi esposti, e che noi stessi ne paghiamo le conseguenze.

Il Signore ci ha avvisati: siate semplici come le colombe, e prudenti come i serpenti.

Siamo noi che dobbiamo essere prudenti ed avveduti, se non lo siamo, la colpa non è dei lupi che ci aggrediscono ma di noi stessi che a volte li provochiamo.

Un proverbio dice: l’uomo avvisato è mezzo salvato!…

Il Signore ha avvisato la Sue pecore, ci ha detto che siamo in mezzo ai lupi, pertanto ci ha ordinato di essere prudenti; se noi prendiamo in considerazione l’avviso del Signore e siamo prudenti, possiamo essere salvati da inutili ferite provocate solo dalla nostra mancanza di prudenza.

A volte piangiamo al Signore per le ferite che abbiamo subite per la mancanza di prudenza, possiamo pensare che il Signore fasci le ferite che ci siamo inferte per mancanza di prudenza?

Egli fascia le ferite di coloro che Lui ha esposto alla prova, non di coloro che si espongono da soli.

Matteo 4:5-7 Allora il diavolo lo menò seco nella santa città e lo pose sul pinnacolo del tempio,

e gli disse: Se tu sei Figliuol di Dio, gettati giù; poiché sta scritto: Egli darà ordine ai suoi angeli intorno a te, ed essi ti porteranno sulle loro mani, che talora tu non urti col piede contro una pietra.

Gesù gli disse: Egli è altresì scritto: Non tentare il Signore Iddio tuo.

I compagni di Daniele, non si gettarono nella fornace ardente; tanto meno Daniele si gettò nella fossa dei leoni per provocarli, non si trovarono in quella situazione per la loro imprudenza, ma furono esposti a quella prova dal Signore, ed il Signore non permise che fossero feriti.

Dovremo chiederci: tutte le prove nelle quali ci troviamo, li abbiamo nonostante la nostra prudenza?

Atti 16:22-26 E la folla si levò tutta insieme contro a loro; e i pretori, strappate loro di dosso le vesti, comandarono che fossero battuti con le verghe.

E dopo aver loro date molte battiture, li cacciarono in prigione, comandando al carceriere di custodirli sicuramente.

Il quale, ricevuto un tal ordine, li cacciò nella prigione più interna, e serrò loro i piedi nei ceppi.

Or sulla mezzanotte Paolo e Sila, pregando, cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano.

E ad un tratto, si fece un gran terremoto, talché la prigione fu scossa dalle fondamenta; e in quell’istante tutte le porte si apersero, e i legami di tutti si sciolsero.

Paolo e Sila erano stati battuti con le verghe, avevano ricevuto molte battiture, ma nonostante la loro condizione loro pregavano e cantavano inni a Dio; e i carcerati li ascoltavano.

Molti carcerati ci ascoltano, ascoltano le nostre preghiere, i nostri inni di lode a Dio, anche quando ci troviamo in distretta e situazioni simili alle loro, ascoltano il nostro parlare e non sempre ne sono edificati dal nostro comportamento che spesso è un’accusa verso coloro che ci hanno battuti e feriti.

Loro non accusavano il carceriere che li aveva messi nella prigione più interna, e che aveva serrato i loro piedi nei ceppi, ma lodavano Dio, e gli altri carcerati ascoltavano.

Dovremo chiederci cosa ascoltano i carcerati che ci circondano, cosa ascolta il carceriere?

A volte i carcerati sono i nostri figli, la nostra mogli, il nostro marito, nostra sorella, nostro fratello, i nostri parenti, i nostri conoscenti ed amici che ci ascoltano.

A volte sentono soltanto il nostro pianto e le nostre accuse contro al carceriere, pertanto i nostri piedi rimangono nei ceppi e ci troviamo in una prigione dalla quale il nostro spirito vorrebbe evadere, ma siamo carcerati che non sanno accettare quella condizione che a volte è la conseguenza della nostra imprudenza di pecore che si sono troppo avvicinate al carcere ed hanno provocato la folla che si levava intorno a loro, e pertanto sono state battute ed incarcerate, non per situazioni spirituali, ma per cose e contese carnali, per combattimenti contro carne e sangue.

Chi non è prudente ha un cuore semplice che può essere facilmente sedotto, e pertanto si espone a pericoli che potrebbe facilmente evitare.

Matteo 7:6 Non date ciò ch’è santo ai cani e non gettate le vostre perle dinanzi ai porci, che talora non le pestino co’ piedi e rivolti contro a voi non vi sbranino.

Se un credente getta le sue perle dinanzi ai porci, non fa altro che provocare i porci e far loro calpestare le perle e indurli a voltarsi contro al credente e sbranarlo.

A volte i nostri gloria a Dio, e Alleluia, posti dinanzi ai porci, cioè in presenza di loro, non è altro che una provocazione che li induce a calpestare le perle del Signore e provoca in loro aggressività.

Possiamo glorificare il Signore, senza fare in modo che le perle che ci ha donate vengano calpestate.

Non gettate le vostre perle ai porci, se gettiamo queste perle non siamo affatto prudenti ma stiamo provocando i lupi, e quando ci aggrediscono non pensiamo di aver fatto una cosa buona essendo noi stessi la causa della reazione dei porci, se non avessimo gettate le perle non sarebbero calpestate.

A volte si nomina la Parola del Signore invano, nominare il nome del Signore, a volte può essere anche una sorta di abitudine, le perle non debbono uscire dalla nostra bocca senza la prudenza, e senza prevedere quello che faranno i porci.

Certamente nessun credente vuole vedere le proprie perle calpestate, se non lo vuole non le getti dinanzi ai porci, cioè dinanzi a coloro che disprezzano la Parola di Dio ed il Signore Gesù.

Tutte le volte che qualcuno getta le sue perle dinanzi ai porci, è responsabile dinanzi a Dio, ed è causa delle reazioni dei porci; vogliamo ubbidire al Signore, o vogliamo fare di testa nostra?

A volte i porci possono essere i nostri stessi familiari, e noi con i nostri gloria a Dio ed Alleluia, li provochiamo ad ira; possiamo glorificare il Signore quando le Sue perle sono calpestate a causa nostra? Se gettiamo le nostre perle è come se non abbiamo ancora compreso il loro grande valore.

Marco 6:11 e se in qualche luogo non vi ricevono né v’ascoltano, andandovene di là, scotetevi la polvere di sotto ai piedi; e ciò serva loro di testimonianza.

Se andiamo in qualche luogo e non ci ricevono né ci ascoltano, con molta facilità non insistiamo ed andiamo via, se questo avviene nella nostra casa, con i nostri familiari e parenti, non possiamo andare via, ma non dobbiamo gettare le nostre perle dinanzi ai porci, per evitare litigi inutili.

Attenzione fratelli cari a non parlare ai sordi, o ostinarci a mostrare qualcosa ai ciechi; dobbiamo aspettare, pregare è renderci conto se mostrando le perle li vedano e le apprezzano.

Se così non è teniamole nello scrigno del nostro cuore, ed aspettiamo i tempi del Signore e la Sua guida che certamente non ci indurrà a gettare le perle ai porci.

Spesso dovremo pregare di più e parlare di meno, il Signore non ci ha detto di insistere con coloro che non ci ricevono e non ci ascoltano, molte volte per farcelo capire i porci ci aggrediscono e queste aggressioni potevamo evitarcele se avessimo ubbidito alla Parola.

Gli spiriti seduttori, vogliono portarci a combattere un combattimento carnale e non spirituale, e molti semplici cadono nelle trappole dei seduttori per mancanza di prudenza.

Molti carcerati e molti porci (spiritualmente parlando) possono essere nelle nostre case, fra i nostri più stretti familiari, che ci conviene fare, dobbiamo gettare le nostre perle?

Se ci lasciamo guidare dallo Spirito Santo, certamente apriremo la nostra bocca con avvedutezza, ed il nostro parlare sarà sempre condito col sale, e gli altri vedranno in noi la luce del Nostro Signore.

Attenzione fratelli, semplici come le colombe e prudenti come i serpenti, è Parola di Dio.

Pace del Signore

F.llo Eliseo

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