Feb 17

PROFEZIA DEL 15 OTTOBRE 2011

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Così dice il Signore:
Sono io che parlo
la terra porge l’orecchio ed ascolta
trema alla mia parola
le sue viscere ribollono
i monti si schiantano
l’uomo langue
il suo cuore si scioglie come acqua.
Tu non temere, sei mio,
ho pagato e mi appartieni
.
Il tuo redentore vive,
gli alberi forti si piegano al soffio del suo alito,
I monti si schiantano sotto le piante dei suoi piedi,
i cieli si aprono come una cortina,
entra nel luogo Santo popolo mio.
Le bestie dei campi fuggono nelle loro tane,
la terra si veste a lutto e si ammanta di cilicio.
Gioisci popolo mio,
il tuo Redentore in gloria torna
.
Carri, cavalli e cavalieri galoppano sulle ali del vento,
soffia un vento impetuoso, la pula và via,
il turbine avvolge la terra, il grano è già pronto.
Suona la tromba tu sei la vedetta,
tu non temere l’uomo mortale,
tu non tacere,
ma grida più forte,
il Redentore è proprio alle porte.
Sfuggono alle leggi conosciute gli astri traballano e le stelle si
spengono, l’uomo atterrito guarda ciò che mai aveva visto e
la mente immaginava.
La terra vomita il suo sangue sulla terra,
i monti fumano e sbuffano l’alito incandescente del dragone,
la bestia rantola ferita ed è morente.
Angoscia, sgomento è nei figli della terra,
come un uomo, come una mano che esce dal mare così
le onde lambiscono la terra, l’abisso apre la sua bocca
ed inghiotte il suo vomito.
Terrore ed ansietà sui figli della terra che tumultuano
nel grembo della loro madre.
Lo stolto pensa di conoscere e non conosce,
il saggio sa di non conoscere e cerca il suo Dio.
Dove sono i dottori, i sapienti di questo secolo sono confusi.
I loro giganti cadono sulla terra, i pianeti cadono sulla terra,
il globo è nella rete che ha costruito,
la bestia è stritolata.
Scendono le tenebre nelle grandi città, le strade si tingono di
sangue, uomini e donne nudi e calvi vanno errando tenendo
per mano dei fanciulli.
Le loro feste sono finite, il loro fragore è trasformato in lutto,
tutto crolla e nulla sarà riedificato.
Aspettavano pace ed ecco la guerra, vita ed ecco la morte.
Ed ecco la morte ha messo la sua mano alla sua falce e
miete la terra.
Fulmini, tuoni, fragore, funghi mortali divorano gli
uomini e li soffocano
nelle loro cupole mortali, tutte le acque sono rosse di sangue,
il mio nemico è stato ferito è stato battezzato nel
suo proprio sangue.
Salta di gioia popolo mio,
tu non temere,
ti scampo dall’ira
,
vengo ed asciugo ogni lacrima amara.
Non c’è più tempo, è la fine del tempo,
grida popolo mio, torna al tuo nido.
Così dice il Signore.


Eliseo Bonanno

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