Feb 19

Giosue’

GIOSUE’ IL CONDOTTIERO

Giosuè 1:1 Or avvenne, dopo la morte di Mosè, servo dell’Eterno, che l’Eterno parlò a Giosuè, figliuolo di Nun, ministro di Mosè, e gli disse:
1:2 “Mosè, mio servo è morto; or dunque lèvati, passa questo Giordano, tu con tutto questo popolo, per entrare nel paese che io do ai figliuoli d’Israele.

Dopo la morte di Mosè, il Signore designa Giosuè quale condottiero del popolo d’Israele.
Egli e tutto il popolo dovevano essere condotti nella terra promessa, dovevano passare il Giordano, dopo aver superato questa prima difficoltà dovevano proseguire ed entrare nel paese che il Signore aveva promesso di dare ai figli d’Israele, cioè alla progenie di Giacobbe.
Tutto il piano, tutta la strategia “militare” era scaturita da Dio stesso, pertanto Dio stesso doveva essere il Condutture di Giosuè, il quale non doveva agire secondo il suo pensiero o quello di altri.

Giosuè 1:16 E quelli risposero a Giosuè, dicendo: “Noi faremo tutto quello che ci hai comandato, e andremo dovunque ci manderai;
1:17 ti ubbidiremo interamente, come abbiamo ubbidito a Mosè. Solamente, sia teco l’Eterno, il tuo Dio, com’è stato con Mosè!
1:18 Chiunque sarà ribelle ai tuoi ordini e non ubbidirà alle tue parole, qualunque sia la cosa che gli comanderai, sarà messo a morte. Solo sii forte e fatti animo!”

Tutto il popolo dichiara di volere ubbidire pienamente agli ordini di Giosuè, pertanto Giosuè viene riconosciuto condottiero costituito dal Signore. Per il popolo tutto quello che comandava Giosuè, era un comando del Signore, la parola di Giosuè era riconosciuta come Parola di Dio.
Giosuè era responsabile dinanzi a Dio e dinanzi al popolo che ubbidiva al suo comando, l’incolumità del popolo che doveva condurre era nelle sue mani.

Giosuè 3:7 E l’Eterno disse a Giosuè: “Oggi comincerò a renderti grande agli occhi di tutto Israele, affinché riconoscano che, come fui con Mosè, così sarò con te.
3:8 E tu dà ai sacerdoti che portano l’arca del patto, quest’ordine: Quando sarete giunti alla riva delle acque del Giordano, vi fermerete nel Giordano”.
3:9 E Giosuè disse ai figliuoli d’Israele: “Fatevi dappresso e ascoltate le parole dell’Eterno, del vostro Dio”.

Il Signore stesso dice a Giosuè che vuole renderlo grande a gli occhi del popolo, affinché riconoscano che il Signore è con lui, così come fu con Mosè. Il modo in cui dovevano attraversare il Giordano gli viene spiegato dal Signore. Tutto procede secondo l’ordine del Signore, non ci sono problemi, il Signore viene glorificato e Giosuè reso grande dinanzi a tutto il popolo.

Giosuè 5:13 Or avvenne, come Giosuè era presso a Gerico, ch’egli alzò gli occhi, guardò, ed ecco un uomo che gli stava ritto davanti, con in mano la spada snudata. Giosuè andò verso di lui, e gli disse: “Sei tu dei nostri, o dei nostri nemici?”
5:14 E quello rispose: “No, io sono il capo dell’esercito dell’Eterno; arrivo adesso”. Allora Giosuè cadde con la faccia a terra, si prostrò, e gli disse: “Che cosa vuol dire il mio signore al suo servo?”
5:15 E il capo dell’esercito dell’Eterno disse a Giosuè: “Lèvati i calzari dai piedi; perché il luogo dove stai è santo”. E Giosuè fece così.

Il Capo dell’esercito dell’Eterno è il Suo Figliuolo, ancor prima di manifestarsi in carne.
Apoc. 19:11 Poi vidi il cielo aperto ed ecco un cavallo bianco; e colui che lo cavalcava si chiama il Fedele e il Verace; ed egli giudica e guerreggia con giustizia.
19:12 E i suoi occhi erano una fiamma di fuoco, e sul suo capo v’eran molti diademi; e portava scritto un nome che nessuno conosce fuorché lui.
19:13 Era vestito d’una veste tinta di sangue, e il suo nome è: la Parola di Dio.
19:14 Gli eserciti che sono nel cielo lo seguivano sopra cavalli bianchi, ed eran vestiti di lino fino bianco e puro.
Giosuè aveva circonciso tutti il popolo, tutto il popolo portava il segno del patto che Dio aveva fatto con Abramo, il Capo dell’esercito si presenta come Colui che conduce Giosuè alla vittoria.

Giosuè 6:2 E il Signore disse a Giosuè: Vedi, io ti do nelle mani Gerico, e il suo re, e la sua gente di valore.
6:3 Voi dunque, quanti [siete] uomini di guerra, circuite la città, aggirandola una volta.
6:4 Fa’ così per sei giorni. E sette sacerdoti portino davanti all’Arca sette trombe da sonar suono d’allegrezza; e al settimo giorno circuite la città sette volte, e suonino i sacerdoti con le trombe.
6:5 E quando soneranno alla distesa col corno da sonar suono d’allegrezza, e voi udirete il suon delle trombe, sclami tutto il popolo con gran grida; e le mura della città caderanno sotto di sè, e il popolo [vi] salirà [dentro], ciascuno dirincontro a sè.

Ancora una volta il Signore spiega a Giosuè la strategia per conquistare Gerico, Giosuè ubbidisce al Capo dell’esercito del Signore, e il Signore gli diede una grande vittoria.
Giosuè fu reso grande agli occhi del popolo, il Signore aveva fatto segni e prodigi ed aveva usato il conduttore che aveva costituito. Certamente anche Giosuè era cosciente di questo.

Giosuè 6:27 E il Signore fu con Giosuè, e la fama di esso andò per tutta la terra.

L’essere usati dal Signore, potrebbe farci inorgoglire senza rendercene conto. Potremo pensare che essendo stati usati da Dio potentemente, possiamo permetterci il lusso di qualche autonoma decisione, tanto il Signore è con noi e ci accompagna in ogni situazione. Possiamo anche stravolgere la Parola di Dio, dire cose che non sono in Essa, tollerare o approvare cose che palesemente non sono approvate dalla Parola di Dio, e credere che il Signore è con noi in determinate battaglie. Giosuè si era reputato un condottiero capace di decidere da solo.
Per il passaggio del Giordano e per la presa di Gerico egli aveva ricevuto gli ordini dal Signore, ed aveva ubbidito fedelmente ad essi, il Signore era stato con lui. Così non fu per la piccola città di Ai.

Giosuè 7:1 MA i figliuoli d’Israele commisero misfatto intorno all’interdetto; perciocchè Acan, figliuolo di Carmi, figliuolo di Zabdi, figliuolo di Zera, della tribù di Giuda, prese dell’interdetto; laonde l’ira del Signore si accese contro a’ figliuoli d’Israele.
7:2 E Giosuè mandò degli uomini da Gerico in Ai, che [è] vicino di Bet-aven, dal lato Orientale di Betel, e disse loro: Salite e spiate il paese. Ed essi salirono, e spiarono Ai.
7:3 Poi tornarono a Giosuè, e gli dissero: Tutto il popolo non salga; salgano [solo] intorno a due o tremila uomini, e percoteranno Ai; non istancar tutto il popolo, [facendolo andar] là; perciocchè [in Ai] son poca [gente].
7:4 Così salirono là intorno a tremila uomini del popolo, i quali fuggirono davanti alla gente d’Ai.

Giosuè aveva mandato delle spie anche nel paese di Ai (anche Giosuè era stato una spia ) così come aveva fatto per la presa di Gerico. Egli non ritenne necessario interpellare il Signore che era adirato contro i figliuoli d’Israele ( Giosuè e spie comprese ).
Giosuè era grande in mezzo al suo popolo ed in mezzo alla terra, e la sua dipendenza da Dio era diminuita, poteva decidere da solo insieme al consiglio delle spie. Quella vittoria sarebbe stata più sua che di Dio che non era stato il Capo ed il compitore di quella impresa. Giosuè non andò in battaglia, mandò tremila uomini, questa era la strategia di Giosuè per conquistare Ai, e questa fu la strategia del Signore per punire Israele dell’interdetto che era in mezzo a loro.
Il Signore non lo troviamo in mezzo al popolo che ha dell’interdetto, la vera rivelazione di Dio non giunge che quando si vuole da Lui dipendere.
Molte disfatte, molti dolori in mezzo al popolo di Dio, non sono altro che la conseguenza dell’autonomia nella quale vogliono vivere conduttori ( usati da Dio) e popolo che dipende più da loro che da Dio. La decisioni li prende solo il conduttore e qualche altro a lui gradito.
Quando arriva la disfatta, la responsabilità è del nemico della croce e non dell’interdetto che è in mezzo al popolo. La cosa ancor più grave al cospetto di Dio, è sapere cosa è interdetto e non parlare con franchezza, si corre il rischio di essere bruciati insieme ad Acan.
Giosuè 7:6 E Giosuè si stracciò i vestimenti, e cadde in su la sua faccia in terra davanti all’Arca del Signore, [e stette così] infino alla sera, egli, e gli Anziani d’Israele; e si gittarono della polvere in sul capo.
7:7 E Giosuè disse: Ahi! Signore Iddio, perchè hai pur fatto passare il Giordano a questo popolo, per darci nelle mani degli Amorrei, acciocché ci distruggano? oh! ci fossimo noi pur contentati di star di là dal Giordano!
7:8 Ahi! Signore, che dirò io, poiché Israele ha voltate le spalle davanti a’ suoi nemici?
7:9 I Cananei, e tutti gli abitanti del paese, [l]’udiranno, e si raduneranno d’ogn’intorno contro a noi, e distruggeranno il nostro nome d’in su la terra: e che farai tu del tuo gran Nome?

Giosuè doveva pregare prima e chiedere al Signore se gli avrebbe dato Ai nelle mani, se l’avesse fatto avrebbe evitato quella sconfitta. Egli accusa Dio di averli dati nelle mani dei nemici, ma prima non aveva chiesto se il Signore avrebbe dati i nemici nelle loro mani.
Il suo problema era: Ahi! Signore, che dirò io?….come mi giustificherò della disfatta?…
La mia dignità di condottiero viene meno, lo sapranno gli altri, si raduneranno contro a noi, e distruggeranno il nostro nome: e che farai del tuo gran Nome?
Il problema era la fama del nome di Giosuè e quella d’Israele che dava fama al Nome del Signore.
Il vero problema era che il Nome del Signore non era onorato dal Suo popolo, e che l’interdetto rendeva interdetto tutto il popolo. A volte si vuol nascondere l’interdetto, non si vuole ammettere che certe cose sono dei “feticci” dinanzi a Dio, e pur sapendo di sbagliare si dichiara: io non ammetterò mai di avere sbagliato, e così si continua a sbagliare e si va incontro alle sconfitte.
La vera dignità di un servo di Dio sta, non nell’essere infallibile, ma di sapere riconoscere i propri errori e lasciarli. Quando il Signore rivelò a Giosuè il motivo della sconfitta, egli si rese conto che ciò era avvenuto perché non aveva atteso che il Signore gli dicesse: Io ti darò Ai nelle mani.
Il vessillo che il popolo di Dio deve tenere alto è l’ubbidienza alla Parola di Dio, questo vessillo deve essere prima di ogni cosa nelle mani del conduttore, e sarà anche nelle mani di coloro che lo imitano, solo allora ci saranno le vittorie e si eviteranno le sconfitte.
Il vessillo del popolo di Dio non devono essere i segni ed i prodigi, ma che il nostro nome è scritto nel Libro della Vita e ubbidiamo ai comandamenti del Signore, i segni ed i prodigi accompagneranno coloro che hanno creduto ed osservano i comandamenti del Signore,

Giosuè 8:1 POI il Signore disse a Giosuè: Non temere, e non spaventarti; prendi teco tutta la gente di guerra, e levati, e sali contro ad Ai; vedi, io ti ho dato nelle mani il re d’Ai, e il suo popolo, e la sua città, e il suo paese.
8:2 Or fa’ ad Ai, e al suo re, come tu hai fatto a Gerico, e al suo re; sol voi prenderete per voi le spoglie, e il bestiame di essa; metti degli agguati alla città, dalla parte di dietro di essa.
8:3 Giosuè adunque, e tutta la gente di guerra, si levò per salire contro ad Ai; e Giosuè scelse trentamila uomini, valenti e prodi, e li mandò [innanzi] di notte.
8:4 E comandò loro, dicendo: Vedete, state agli agguati contro alla città, dalla parte di dietro della città; non vi allontanate molto dalla città, e siate tutti presti.
8:5 Ed io, e tutto il popolo che [resta] meco, ci appresseremo alla città, e quando essi usciranno contro a noi, come la prima volta, noi fuggiremo davanti a loro
8:6 (ed essi usciranno dietro a noi), finche noi li abbiamo tratti fuor della città; perciocchè diranno: Essi fuggono davanti a noi, come la prima volta; e noi fuggiremo davanti a loro.
8:7 Allora levatevi dagli agguati, e occupate la città; perciocchè il Signore Iddio vostro ve la darà nelle mani.

Giosuè era timoroso e spaventato, ma il Signore gli disse (dopo che era stato tolto l’interdetto): non temere, e non spaventarti; prendi teco tutta la gente di guerra….
Adesso la strategia della battaglia è nelle mani del Signore che ha dato Ai nelle mani de Giosuè. Gli uomini che dovevano salire contro Ai, non erano tremila, ma trentamila. Giosuè doveva andare in battaglia con loro, il condottiero doveva condurli alla vittoria del Signore e non a quella di Giosuè.
Attenzione fratelli, a volte il Signore abbatte i nostri vessilli, per dirci di togliere i feticci di mezzo al popolo di Dio. Certamente dovere ricorrere e cercare l’aiuto ed il soccorso degli “egiziani”, quando si sono “criticati” gli egiziani, dovrebbe far riflettere se doveva essere questo il nostro vanto e non quello silenzioso di non avere l’interdetto.
Certamente pecchiamo se reputiamo giudizio di Dio, il fatto che qualcuno che non portava gli occhiali, adesso li porta, e noi non li portiamo ( pur avendo problemi di vista ), ma nel privato usiamo la lente d’ingrandimento o Bibbie con la scrittura più grande.
La lente nelle mani e non su gli occhi, ci rende diversi da coloro che portano gli occhiali? La diversità sta soltanto nel fatto che uno ci vede e l’altro non ci vede, e questo non deve divenire motivo di vanto ed orgoglio spirituale. Il Signore ci vede molto bene, e non tollera tutte le cose che Egli reputa feticci interdetti, a volte ci consiglia di togliere la trave dall’occhio nostro, al fine di vedere con gli occhi dello Spirito, e farci mettere il Suo collirio per vederci.
Molti comportamenti che per noi possono essere normali e spirituali, possono non esserlo agli occhi di Dio ed anche di coloro ai quali il Signore si rivela per esortarci.
A volte si chiede al fratello di pregare per una certa situazione, ma per prurito d’udire si prendono per buone solo quelle risposte che noi desideriamo. Le altre le sgridiamo come se venissero dal diavolo che ha parlato al fratello. Se il fratello è un servo di Dio, parlerà a Suo Nome, e lo farà senza riguardi personali, non è buona cosa non prenderlo in considerazione, ma bisogna esaminare ogni cosa. E’ cosa abominevole non ricevere un servo di Dio, o farlo apparire diversamente, facendo crescere delle maldicenze per screditarlo.
Dobbiamo renderci conto che quello che seminiamo, certamente raccoglieremo.
Cerchiamo di non essere orgogliosi nello spirito, e di non vantarci troppo, tutto quello che abbiamo ricevuto è stato per grazia, parliamo meno di quel uomo che conosciamo, ( o forse non conosciamo bene come lo conosce il Signore ) e parliamo tanto di Dio e della Sua Divina Parola benedetta in Eterno. Se il Signore ci ha costituiti conduttori, come Giosuè, togliamo l’interdetto di mezzo al popolo, e riguardiamo che tutti i feticci possano essere tolti dal ministeri che abbiamo ricevuto.
E’ il tempo del “setaccio”, se taccio il Signore mi e ci chiederà conto.
Il giudizio di Dio comincia dalla casa del Signore e dai Suoi servi che sono stati preposti a pasturare le pecore del Suo gregge.

TOGLIAMO L’ITERDETTO IN MEZZO A NOI. dalla casa del Signore
VEDREMO LA GLORIA DI DI
UN INUTILE SERVO DI DIO
CHE SI SFORZA DI FARE LA VOLONTA’ DEL SUO SIGNORE

Permalink link a questo articolo: http://www.sanadottrina.it/wps/giosue/