Feb 15

IL MALE DELL’ANIMA

IL MALE DELL’ANIMA

Salmo 42:1-11 Come la cerva agogna i rivi dell’acque, così l’anima mia agogna te, assetata di Dio, dell’Iddio vivente: Quando verrò e comparirò al cospetto di Dio?

Le mie lacrime son diventate il mio cibo giorno e notte, da che mi van dicendo del continuo: Dov’è il tuo Dio?

Non posso non ricordare con profonda commozione il tempo in cui procedevo con la folla e la guidavo alla casa di Dio, tra i canti di giubilo e di lode Perché t’abbatti anima mia? perché ti commuovi in me? Spera in Dio, perch’io lo celebrerò ancora; egli è la mia salvezza e il mio Dio.

L’anima mia è abbattuta in me; perciò io ripenso a te dal paese del Giordano, dai monti dell’Hermon, dal monte Mitsar.

Un abisso chiama un altro abisso al rumore delle tue cascate; tutte le tue onde ed i tuoi flutti mi son passati addosso.

L’Eterno, di giorno, mandava la sua benignità, e la notte eran meco i suoi cantici, la preghiera all’Iddio della mia vita. Io dirò a Dio, ch’è la mia rocca: Perché mi hai dimenticato? Perché vo io vestito a bruno per l’oppressione del nemico? Trafiggendomi le ossa, i miei nemici mi fanno onta dicendomi continuamente: Dov’è il tuo Dio?

Perché t’abbatti anima mia? perché ti commuovi in me? Spera in Dio, perché lo celebrerò ancora; egli è la mia salvezza e il mio Dio.

Il salmista era certamente un uomo ispirato dal Signore, egli inizia questo meraviglioso salmo paragonando l’anima sua ad una cerva assetata che brama ardentemente i rivi delle acque.

L’anima sua allo stesso modo è assetata di Dio, dell’Iddio vivente.

Egli desidera comparire al cospetto di Dio, ed essere da Lui dissetato e consolato.

L’amarezza e lo sconforto lo fanno piangere notte e giorno, e pertanto coloro che lo vedono in quella condizione, credono che il Signore sia assente dalla sua vita e pertanto il giudizio degli altri lo fa soffrire molto di più, egli si sente solo ed incompreso e vive di molti ricordi.

Nel ricordarsi dei momenti di gioia alla presenza di Dio, egli si commuove nel costatare che quei momenti non sono presenti in quel tempo della sua vita che l’anima sua è abbattuta.

Egli vuole capire perché l’anima sua è abbattuta e commossa, egli interroga e consiglia l’anima sua: anima mia perché ti abbatti? Perché ti commuovi in me? Il consiglio: spera in Dio, perché io Lo celebrerò ancora; Egli è la mia salvezza e il mio Dio.

Il salmista prende coscienza di una realtà che l’anima sua nell’abbattimento aveva perso di vista: una piena speranza nel Signore, una certezza che potrà ancora celebrare il Signore con gioia e che il Signore è la sua salvezza, egli comprende che la sua anima è abbattuta perché non sta sperando pienamente in Dio, e pertanto pensa e ripensa al Signore in un modo sbagliato e non riesce a proiettare la sua fede nel presente e nel futuro che è nelle mani di Dio.

Egli vive il presente immerso nei ricordi del passato, questi ricordi non fanno altro che renderlo triste e farlo piangere notte e giorno e quasi convincerlo di essere stato abbandonato da Dio.

Egli vorrebbe vedere il suo Dio operare nel modo e nel tempo che lui desidera, il non vedere soddisfatte queste sue aspettative lo fa soffrire e pensa di essere stato abbandonato da Dio.

Egli dice a Dio: perché mi hai dimenticato? E perché sono così triste ed oppresso dal nemico?

Il salmista alterna dei momenti di speranza e fede, ed altri di tristezza ed oppressione, nell’anima sua c’è un’altalena di sentimenti contrastanti: momenti di speranza e momenti di disperazione.

Eppure egli è un salmista, ha salmeggiato con gioia al Signore, ha scritto dei cantici di lode quando l’anima sua non era abbattuta, adesso è mutato il suo stato d’animo, è abbattuto, depresso, piange notte e giorno e non trova pace e si sente da Dio abbandonato e dimenticato.

Il pessimismo si era impadronito dell’anima sua, fino al punto di ingannarlo facendogli credere che il Signore lo aveva dimenticato ed abbandonato nella sua afflizione, così non era.

Isaia 49:13-16 Giubilate, o cieli, e tu, terra, festeggia! Date in gridi di gioia, o monti, poiché l’Eterno consola il suo popolo, ed ha pietà de’ suoi afflitti. Ma Sion ha detto: “L’Eterno m’ha abbandonata, il Signore m’ha dimenticata”. Una donna dimentica ella il bimbo che allatta, cessando d’aver pietà del frutto delle sue viscere? Quand’anche le madri dimenticassero, io non dimenticherò te.

Ecco, io t’ho scolpita sulle palme delle mie mani; le tua mura mi stan del continuo davanti agli occhi.

Il Signore non si dimentica dei Suoi figli, Egli consola il Suo popolo, ed ha pietà dei suoi afflitti.

Giovanni 14:16; 26-27E io pregherò il Padre, ed Egli vi darà un altro Consolatore, perché stia con voi in perpetuo.

Ma il Consolatore, lo Spirito Santo che il Padre manderà nel mio nome, egli v’insegnerà ogni cosa e vi rammenterà tutto quello che v’ho detto.

Io vi lascio pace; vi do la mia pace. Io non vi do come il mondo dà. Il vostro cuore non sia turbato e non si sgomenti. Come figli di Dio, ci dobbiamo rendere conto che lo siamo in ogni tempo e che il Nostro Padre celeste non ci abbandona e non si dimentica di noi, specie quando siamo afflitti.

Certamente il salmista aveva dei “ buoni “ motivi per essere abbattuto, il Signore non lo aveva abbandonato, non si era dimenticato di lui e pertanto questo era un buon motivo per uscire fuori da ogni abbattimento dell’anima.

Il Signore ha messo dentro di noi il Consolatore, Gesù ed il Padre hanno fatto dimora dentro di noi per mezzo dello Spirito Santo che abita in noi, la nostra vita è del continuo dinanzi allo sguardo del Nostro Padre celeste, ogni figlio di Dio vale il prezzo del riscatto, cioè il Prezioso Sangue di Cristo.

Il diavolo cerca di ingannare i credenti, mette dei dubbi che molte volte riescono a far traballare la nostra piccola fede, egli vorrebbe toglierci la certezza che siamo figli di Dio.

Cari fratelli, volgiamo il nostro sguardo verso il cielo, aneliamo come una cerva assetata la presenza di Dio, e certamente tutte le altre cose di cui abbiamo bisogno per il nostro pellegrinaggio terreno ci saranno sopraggiunte, togliamo ogni ansietà ed ogni abbattimento dell’anima nostra e camminiamo nella certezza che il nostro Padre celeste ci darà il meglio per l’anima nostra.

Non diciamo noi al Signore ciò che desideriamo noi, ma rimettiamoci alla Sua divina volontà.

Certamente, non tutti i nostri pensieri sono pensieri di Dio, non tutte le nostre vie sono le vie di Dio.

La piena pace del nostro cuore e dell’anima nostra, si realizza nel completo abbandono nelle mani del nostro Signore, dobbiamo andare a Lui come dei piccoli fanciulli che hanno piena fiducia nel Padre loro, a volte non riusciamo a farlo e il nostro cuore ha dei turbamenti e si sgomenta.

Un piccolo fanciullo ha bisogno di essere cibato, vestito e curato con affetto dai suoi genitori, tutto questo gli è sufficiente, egli non chiede altro, si sente beato fra le amorevoli braccia del padre e della madre; quelle braccia gli danno sicurezza e non è preoccupato per il futuro, egli non sceglie la marca del latte, né quella dei vestitini.

Anche il neonato, il piccolo fanciullo fa una scelta, egli sceglie le braccia dei genitori o delle persone a lui familiari, fra tante braccia che a volte gli vengono tese.

Naturalmente le braccia dei genitori, sono quelle che riescono ad acquietare il piccolo fanciullo.

Matteo 18:1-5 In quel mentre i discepoli s’accostarono a Gesù, dicendo: Chi è dunque il maggiore nel regno de’ cieli?

Ed egli, chiamato a sé un piccolo fanciullo, lo pose in mezzo a loro e disse: In verità io vi dico: Se non mutate e non diventate come i piccoli fanciulli, non entrerete punto nel regno de’ cieli. Chi pertanto si abbasserà come questo piccolo fanciullo, è lui il maggiore nel regno de’ cieli.

E chiunque riceve un cotal piccolo fanciullo nel nome mio, riceve me.

Il fanciullo è d’età compresa fra i sei anni ed i tredici anni, il bambino è dalla nascita fino alla fanciullezza; il piccolo fanciullo è certamente dipendente dai propri genitori.

Matteo 2:11 Ed entrati nella casa, videro il fanciullino con Maria sua madre; e prostratisi, lo adorarono; ed aperti i loro tesori, gli offrirono dei doni: oro, incenso e mirra.

Il piccolo fanciullo è fanciullino, cioè bambino da zero a sei anni, così ci vuole il Signore.

Il piccolo fanciullo non può avere il male dell’anima, non è ansioso per cosa alcuna, è felice e spensierato, basta poco per vedere i suoi occhi illuminati di gioia, e quando il padre torna dal lavoro egli corre felice fra le sue braccia amorevoli.

Per gustare la pace del Signore, dobbiamo prima nascere e crescere fra le braccia amorevoli del Nostro Padre celeste e rimanere piccoli fanciulli che ricercano i tesori del Regno dei cieli.

Matteo 18:4 Chi pertanto si abbasserà come questo piccolo fanciullo, è lui il maggiore nel regno de’ cieli.

Dobbiamo imparare ad abbassarci come i piccoli fanciulli al cospetto del nostro Padre celeste.

Luca 18:11-17 Il Fariseo, stando in piè, pregava così dentro di sé: O Dio, ti ringrazio ch’io non sono come gli altri uomini, rapaci, ingiusti, adulteri; né pure come quel pubblicano.

Io digiuno due volte la settimana; pago la decima su tutto quel che posseggo.

Ma il pubblicano, stando da lungi, non ardiva neppure alzar gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: O Dio, sii placato verso me peccatore!

Io vi dico che questi scese a casa sua giustificato, piuttosto che quell’altro; perché chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato. Or gli recavano anche i bambini, perché li toccasse; ma i discepoli, veduto questo, sgridavano quelli che glieli recavano.

Ma Gesù chiamò a sé i bambini, e disse: Lasciate i piccoli fanciulli venire a me, e non glielo vietate, perché di tali è il regno di Dio. In verità io vi dico che <span>chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un piccolo fanciullo, non entrerà punto in esso.

Il fariseo non era certo un piccolo fanciullo, egli si reputava diverso dagli altri uomini che avevano tutti quei difetti, egli si stava innalzando e stava giudicando gli altri e si riteneva giusto.

Il pubblicano esaminava se stesso, non si confrontava col fariseo, ma riconosceva il proprio peccato e chiedeva a Dio di essere placato verso di lui, egli si era abbassato e fu giustificato.

Dobbiamo ricevere il Regno di Dio come un piccolo fanciullo e non giudicare gli altri severamente, ed assolvere noi stessi, innalzandoci così sugli altri, giudicando così le loro vere o presunte debolezze, per assolvere noi stessi dinanzi agli uomini.

Molti mali dell’anima, non sono altro che l’avere abbandonata la fanciullezza, la semplicità ed il carattere dei piccoli fanciulli e l’essere rivesti da uomini e donne maliziose che giudicano, non per lo Spirito Santo ma per la mente carnale.

I Corinzi 14:20 Fratelli, non siate fanciulli per senno; siate pur bambini quanto a malizia, ma quanto a senno, siate uomini fatti, Siamo uomini e donne maturi nel Signore, o siamo bambini quanto a senno e uomini quanto a malizia? Interroghiamo l’anima nostra, la nostra coscienza la sa certamente. E noi?…

Pace del Signore

F.LLO ELISEO

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1 comment

    • luigi marchitelli on 24 Aprile 2013 at 11:48

    Grazie fratello per il tuo messaggio.Dio e nostro

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